Dove riposa la mia squisita indifferenza?
Dove la mia ferita
di rappresentanza,
cui maggiormente si addice
della sutura una breve intermittenza
di coraggio, un’accurata vacuità di luce?
–di voce- si dice
che nasconda essa stessa una viltà
ulteriore, come ultraterrena,
“quasi una tenerezza delle ossa,
un’incostanza dimessa, a malapena
un’occasione di pudore…”
(o di prurito che è poi l’inferenza
della contraddizione,
del tentativo di contrazione
di membrane inadatte al volo-
Rispetto a un bolo di piume qualunque)-
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